Usa, Stop ai software cinesi nelle auto
Ad una settimana dall’uscita di scena l’Amministrazione Biden vieta la vendita o l’importazione di hardware e software cinesi nelle auto assieme assieme a quelli russi.
L’azione conclude un anno di esplorazione sulle potenziali minacce alla sicurezza della connettività esterna tra tecnologia Bluetooth, cellulare o satellitare, moduli wi-fi e piattaforme di guida autonoma, secondo un scheda informativa della Casa Bianca . Tuttavia, la norma esclude in prima battuta camion e autobus, che secondo i regolatori saranno affrontati separatamente.
“Attraverso questa norma, il Dipartimento del Commercio sta adottando una misura necessaria per salvaguardare la sicurezza nazionale degli Stati Uniti e proteggere la privacy degli americani, impedendo agli avversari stranieri di manipolare queste tecnologie per accedere a informazioni sensibili o personali”, ha affermato la Segretaria al Commercio Gina Raimondo nel comunicato.
Viene subito alla mente lo scandalo sulla potenziale fuga dati dei percorsi delle auto Volkswagen elettriche, di cui abbiamo dato conto qui, ma anche la recente causa contro le Assicurazioni del procuratore del Texas per lo stesso motivo, ma ciò che adombra il Dipartimento del commercio Usa è ancora più pericoloso: la possibilità da parte di soggetti ostili agli Usa di prendere in qualche maniera possesso delle vetture per scopi militari (schiantandole contro installazioni o obiettivi sensibili ad esempio).
“Le auto oggi non sono solo acciaio su ruote, sono computer: questo è un approccio mirato per garantire che teniamo le tecnologie prodotte da Repubblica popolare cinese e Russia fuori dalle strade americane”, e ancora “L’accesso malevolo a queste catene di fornitura critiche potrebbe consentire ai nostri avversari stranieri di estrarre dati sensibili, tra cui informazioni personali su conducenti o proprietari di veicoli, e manipolare da remoto i veicoli” (Fonte. Whitehouse.gov) più chiaro di così…
Bando ai Software cinesi nelle auto, Chi e Quando
I divieti relativi al software entreranno in vigore per i veicoli modello 2027, mentre i divieti relativi all’hardware entreranno in vigore per i veicoli modello 2030 o il 1° gennaio 2029 per i veicoli senza un anno modello designato.
Per i veicoli superiori ai 4,5 tonnellate invece, la decisione spetterà alla nuova amministrazione entrante di Trump, così come per quella sui droni per i quali arriverà presto una apposita regolamentazione.
Questo bando degli Usa avrà ripercussioni piuttosto pesanti anche nelle province dell’impero. Infatti il 31 Luglio alla casa Bianca si era svolto un incontro preliminare con funzionari di Stati Uniti, Australia, Canada, Unione Europea, Germania, India, Giappone, Repubblica di Corea, Spagna, Regno Unito e altre nazioni partner incentrato sui rischi per i dati e la sicurezza informatica associati ai veicoli connessi e a determinati componenti (vedi il resoconto) per cui ci aspettiamo a breve norme similare fra gli stati cosiddetti alleati.
Il dipartimento ha però dichiarato che i divieti non riguarderanno i software cinesi sviluppati prima dell’entrata in vigore delle nuove norme, a patto che non siano gestiti da un’azienda cinese. Ciò significa General Motors e Ford potrebbe potenzialmente continuare a importare alcuni veicoli di fabbricazione cinese per gli acquirenti statunitensi, ha detto ai giornalisti un alto funzionario. L’Alleanza per l’innovazione automobilistica, che rappresenta GM, Toyota, Volkswagen, Hyundai e altre importanti case automobilistiche hanno cercato, senza successo, di ottenere un ulteriore anno per soddisfare i requisiti hardware.
Polestar, marchio della cinese Geely , ha avvertito in ottobre che senza modifiche avrebbe “di fatto proibito” la vendita di veicoli negli Stati Uniti. Un funzionario dell’amministrazione ha affermato che dal Governo si aspettano che Polestar chieda una autorizzazione specifica ai sensi della norma definitiva (una sorta di deroga). Polestar ha rifiutato di commentare. Il presidente eletto Donald Trump, che entrerà in carica il 20 gennaio, vuole impedire le importazioni di automobili cinesi, ma è aperto alla possibilità che le case automobilistiche cinesi costruiscano veicoli negli Stati Uniti. (Fonte: Reuters)
Conseguenze
Come sottolineano gli esperti australiani, questa decisione avrà ripercussioni enormi per i mercati interni dei paesi alleati. In primis si potrebbe verificare uno spostamento repentino dell’offerta cinese di automobili (in special modo elettriche) dagli Usa ai paesi che non adotteranno subito il bando degli Usa, con potenziale riduzione dei prezzi per l’acquirente finale.
Ma nel medio periodo (o nel breve se i vari alleati si adegueranno subito) questo produrrà l’interruzione della catena di approvvigionamento. La dottoressa Marina Yue Zhang, professoressa associata dell’Australia-China Relations Institute (ACRI) dell’Università di tecnologia di Sydney, ha affermato che un divieto australiano sulle tecnologie automobilistiche cinesi potrebbe rallentare la diffusione dei veicoli elettrici (EV).
“L’incombente minaccia di un divieto governativo crea una notevole incertezza per i consumatori che stanno valutando l’acquisto di veicoli elettrici”, ha affermato.
“I potenziali acquirenti potrebbero esitare a investire in veicoli elettrici di fabbricazione cinese, temendo che i loro veicoli possano diventare obsoleti o non essere più supportati se venisse promulgato un divieto”.
Sebbene la produzione locale di veicoli elettrici in Australia sia limitata, Zhang ha aggiunto che le potenziali restrizioni alle esportazioni cinesi potrebbero avere ripercussioni anche sulla produzione di veicoli elettrici australiana.
“Senza una fornitura stabile di materiali di qualità per batterie, i produttori australiani di veicoli elettrici rischiano di bloccare le linee di produzione”, ha affermato.
“Qualsiasi carenza o blocco dell’approvvigionamento potrebbe aumentare i costi delle celle delle batterie e dei componenti correlati dei veicoli elettrici”.(Fonte: News.com.au)