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4 Ottobre 2024

Ue avanti divisa sui Dazi alle elettriche cinesi

Di dividono i Governi europei sui dazi alle elettriche cinesi, ma la Commissione tira dritto.

E’ stato approvato infatti dal Comitato difesa commerciale (Tdi) la proposta della Commissione Ue sui dazi alle auto elettriche cinesi che può raggiungere fino al 36,3% del valore del mezzo. O meglio, non è stata raggiunta la maggioranza qualificata degli stati membri, nel Comitato, per bocciare la proposta della Commissione. La quale a questo punto può procedere già a partire dal 30 Ottobre. (vedi anche l’Ansa qui)

Ma questa “no opinion” del Comitato è tutto un dire:

  • 10 favorevoli :Italia, Francia, Bulgaria, Danimarca, Estonia, Irlanda, Lettonia, Paesi Bassi, Lituania e Polonia
  • 5 Contrari: Germania, Ungheria, Malta, Slovacchia e Slovenia.
  • 12 Astenuti: Belgio, Grecia, Repubblica ceca, Spagna, Croazia, Cipro, Lussemburgo, Austria, Portogallo, Romania, Svezia, Finlandia. 

Come si sa la sostanza di questa divisione risiede nella paura di misure di ritorsione di Pechino contro i paesi esportatori in Cina, Germania in primis.

Vediamo quanto peseranno per ciascun gruppo automobilistico questi Dazi:

  • Byd al 17%
  • Geely al 18,8% (che commercializza fra gli altri marchi Lotus, Lynk & Co, Polestar, 50% di Smart, Volvo, Zeekr, Benelli )
  • Saic al 35,3% (MG, Maxus, e joint ventures con Volkswagen e GM)
  • Tesla, sottoposta a una valutazione individuale, il dazio è del 7,8%.
  • Altri produttori che hanno collaborato all’indagine al 20,7%
  • 35,3% per le società che non hanno collaborato.

L’Ue cerca di arginare la “Brutale” invasione di elettriche cinesi nel vecchio continente, come l’ha definita Tavares. Anche se gli Europei sembrano snobbare l’elettrico. Ma la Commissione sa che dall’anno prossimo le auto termiche potrebbero cominciare a scarseggiare nei concessionari (vedi l’articolo qui), e punta alla “seduzione” dell’auto a pile per razionamento di quella a motore.

A quel punto si aprirà un mercato che fa gola anche ai cinesi. Sempre che l’implosione del settore non induca i governanti l’anno prossimo un clamoroso dietrofront.

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