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9 Febbraio 2025

Iveco e il business della guerra, la borsa festeggia

business della guerra

C’è un legame fra le politiche industriali suicide dell’Ue e la strisciante avanzata “business della guerra” da parte dei grandi gruppi industriali italiani? A voler essere maliziosi si dovrebbe rispondere di si.

I limiti imposti dall’Ue sulle emissioni di CO2 alle case automobilistiche impongono alle stesse di ridurre drasticamente la produzione e vendita di auto termiche (quelle scelte dal 96% degli automobilisti nel 2024). Le case produttrici preferiranno rinunciare a produrre le auto ed i veicoli commerciali oltre al limite medio di 94,6 g/Km di CO2, piuttosto che pagare la multa di 95€ per ogni grammo in eccedenza, e questo porterà ad una penuria di auto nei concessionari.

Già oggi, mentre le multe non sono ancora entrate a regime (a Marzo verrà chiarito definitivamente dalla commissione come dovranno essere pagate), l’incertezza sui vincoli ai motori endotermici spinge i consumatori a rinunciare agli acquisti determinando un calo delle immatricolazioni del “18,7% rispetto ai livelli del 2019” (vedi comunicato Anfia qui)

La Borsa festeggia la divisione Difesa di Iveco

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Il Centro Daily Iveco di Suzzara Mn

Ma se a piangere è il comparto auto per i civili lo stesso non si può dire per i mezzi destinati ad esercito e difesa che stanno vivendo un momento d’oro. “E così Iveco mette in pista lo spin-off della divisione Difesa e il titolo in Borsa s’infiamma tanto da chiudere la seduta in rialzo del 21,54% a 14,10 euro.

Già al top di Piazza Affari in gennaio, il gruppo della galassia Exor ha alzato ieri il velo sui risultati 2024 annunciando la mossa strategica: una valorizzazione dei veicoli per la Difesa (i marchi Idv e Astra, quindi veicoli blindati e corazzati, multiruolo, tattici e logistici per la difesa e protezione civile)”… “Ad accendere il mercato sono poi le prospettive, poiché «Leonardo, in questo quadro, è uno spettatore tutt’altro che disinteressato», spiega l’analista. In autunno era circolata, infatti, la notizia che la società di Roberto Cingolani potesse guardare a questo asset (che per gli analisti vale tra 750 milioni e 1 miliardo) e ora il mercato evidentemente vi intravede uno sviluppo industriale.” (Fonte: Il Giornale).

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IVeco Multiruolo Leggero LMV2

Insomma tutti felici perchè c’è gran richiesta di blindati, corazzati e camionette militari, ma… proprio tutti felici no. A parte gli sventurati che si troveranno nelle zone di guerra dove opereranno questi mezzi ( sono di Iveco Defence i mezzi anfibi per i Marines, come l’ACV 8×8 da 6 cilindri e 700 cv , vedi qui la notizia dell’appalto) i sindacati sono già in allarme.

“La notizia su Iveco appresa in data odierna della possibilità di separare le attività della difesa inerenti IDV e ASTRA nel corso del 2025 attraverso uno spin-off, non può che destare grande preoccupazione, tanto più che si susseguono voci su una sua possibile cessione. La forte spinta in ricerca e sviluppo, che caratterizza il settore, ha sempre portato di riflesso importanti e fondamentali miglioramenti tecnologici, di sicurezza dei prodotti e finanziari contribuendone di fatto alla necessaria competitività e al successo.

Se confermato, potrebbe quindi comportare in termini prospettici un grave indebolimento di Iveco, per queste ragioni anche in considerazione della strategicità del settore e dei possibili riflessi futuri, chiederemo un incontro in sede ministeriale per affrontare la vicenda” (Fonte: Fiom- CGIL)

Facciamo questa semplice osservazione: Leonardo spa, il Ministero della Difesa e ovviamente i committenti esteri come il Pentagono non sembrano avere molte preoccupazioni riguardo le emissioni CO2 dei mezzi militari. Eppure per tutta la filiera dei civili l’assurdo limite alle emissioni di anidride carbonica sta letteralmente bloccando le catene di montaggio.

“Leonardo Spa è l’azienda statale con la maggior parte del fatturato nel settore militare e conta oltre 4000 fornitori in Italia, per lo più piccole e medie imprese. Sono aziende legate all’automotive, ai sistemi ottici, alla meccanica di precisione, all’idraulica, al packaging, alla cyber security che nascono come civili e, complice la crisi, si orientano ad una produzione dual use (civile e militare) in una “riconversione al contrario” […]

La crisi dell’automotive sta spingendo molte aziende della “Motor Valley” verso il settore “aerospazio e difesa”, che anziché convertirsi alla produzione di trasporti pubblici elettrici e mezzi per la mobilità sostenibile, diventano fornitori dei “big” degli armamenti, in quella che pare a tutti gli effetti una transizione bellica, anziché ecologica. “Il mondo è più pericoloso -scrive Pietro Batacchi, direttore di Rivista Italiana Difesa nell’articolo dal titolo “Riconvertire parte della filiera dell’auto al militare”– c’è bisogno di maggiore sicurezza e gli Stati investono in nuovi sistemi d’arma. Riconvertire una parte della filiera dell’auto all’Aerospazio e Difesa è un trend tale già da 3 anni, ma proseguirà negli anni a venire (…) anche perché per ogni euro investito ne ritornano più di 3”. Insomma, come sempre, la guerra conviene.” (Fonte: Atlanteguerre)

A noi tornano alla mente le parole del Presidente di Unindustria Cassino, Francesco Borgomeo, del 4 Settembre 2024 che avevamo già pubblicato qui che fra le altre richieste al governo invocava esplicitamente la riconversione di parte del comparto verso l’industria militare.

Vogliono usare le fabbriche per fare la guerra, e non per fare le auto. Il bando alle auto termiche non serve a contenere l’innocua CO2, serve tenere le catene di montaggio europee a disposizione dell’industria bellica.

Autore: Simone Burri
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