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4 Aprile 2025

I Dazi auto Usa sulla componentistica e la fine dell’auto globale

auto globale

Il Presidente degli Stati Uniti mercoledì sera ha annunciato il suo ordine esecutivo sui dazi paese per paese decretando la fine dell’auto globale. Infatti i dazi al 25% su tutte le auto estere importate negli Usa riguardano anche i pezzi di ricambio.

Donald Trump dal giardino Rose Garden della Casa Bianca, ha mostrato le tabelle con i dazi generalizzati per tutte le categorie merceologiche che colpiscono l’UE al 20%, CINA 34%, CINA 34% (54%) SVIZZERA 31%, GRAN BRETAGNA 10% , GIAPPONE 24% , INDIA 26% , COREA DEL SUD 25% , INDONESIA 32% , CAMBOGIA 49% , TAILANDIA 36% , TAIWAN 32% (Fonte: Rainews). Queste aliquote valgono su tutte le merci eccetto le auto. Sono esclusi dalla lista Messico e Canada che avevano già subito nelle scorse settimane il dazio del 25% su una serie di prodotti.

Il nuovo dazio Usa è un cambio di corso di lungo periodo che accorcerà le filiere localizzando la produzione.

Il 2025 sarà un anno di transizione, ma il cambiamento drastico si osserverà l’anno prossimo. Chi non riuscirà ad adattarsi, perderà terreno, profitti e rilevanza. Per i costruttori europei è un momento decisivo

Il modello industriale globalizzato che prevede l’assemblaggio in diversi stabilimenti di parti prodotte altrove, sembra destinato a scomparire, colpito dall’esigenza americana di garantire una industria integralmente locale.

L’importante è da dove arrivano i pezzi per fare l’auto

Una delle sorprese (solo apparente) del nuovo scenario è che molte auto “Made in Usa” saranno comunque colpite dai dazi. Motivo? la vera vulnerabilità sta nella componentistica, non nell’assemblaggio.

Il nuovo dazio del 25% colpisce proprio questo: i componenti importati, anche se usati per assemblare veicoli negli Usa. Per scongiurare il balzello i produttori devono riuscire a dimostrare il contenuto locale di ciascun componente (non vorremmo essere nei panni di chi dovrà gestire questo aspetto burocratico della faccenda). E se le autorità doganali non sono soddisfatte, l’intero veicolo può essere tassato retroattivamente.

La fornitura del settore auto è fortemente globalizzata. Anche quando un’auto viene assemblata negli Stati Uniti, più della metà della componentistica può girare su camion o nave da Messico, Europa, Corea o Cina prima di arrivare in fabbrica. Motori, impianti frenanti, batterie, elettronica, tutto è coinvolto.

Come rilevano molti commentatori, anche General Motors e Ford subiranno un grosso contraccolpo da questi dazi (vedi il nostro articolo sulle auto più importate negli Usa qui) , mentre chi sembra più al sicuro è Tesla

Perchè Stellantis licenzia 900 operai negli Usa

Il primo esempio pratico delle conseguenze di questo provvedimento su una filiera così interconnessa lo da il licenziamento di “temporaneo” di 900 lavoratori in cinque impianti statunitensi e il fermo di uno stabilimento in Messico e uno in Canada a causa dei dazi sulle auto del 25% annunciati mercoledì dal presidente Donald Trump.

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Lo stabilimento di Windsor, Ontario, Canada

“In una comunicazione interna ai dipendenti, Antonio Filosa, responsabile di Stellantis per le Americhe, ha dichiarato che il gruppo sta ancora valutando gli impatti a lungo termine delle misure, ma che ha già avviato interventi immediati. Tra questi, lo stop alla produzione in alcuni impianti in Canada e Messico e conseguenze dirette su diversi stabilimenti americani dedicati alla componentistica.

La notizia ha avuto ripercussioni immediate sui mercati: il titolo Stellantis ha registrato un calo dell’8% nella seduta di giovedì, con ribassi anche per Ford, General Motors e Tesla.

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Chrysler Pacifica

Negli Stati Uniti, circa la metà dei veicoli venduti proviene dall’estero. Stellantis ha precisato che lo stabilimento di Windsor, dove vengono prodotti i minivan Chrysler Pacifica e Voyager e la Dodge Charger Daytona, interromperà le attività per due settimane. Il sito di Toluca, in Messico, dedicato alla Jeep Compass e alla Jeep Wagoneer S, rimarrà fermo per tutto il mese di aprile.

Dodge Charger Daytona

A Windsor, lo stop colpirà circa 4.500 lavoratori, mentre a Toluca il personale percepirà comunque il salario ma senza attività produttive.” (Fonte: La voce di Newyork)

Autore: Roberto Menego
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