I Blocchi Antismog riducono i Pm10?
Scriviamo questo articolo per mostrare come lo spiegazione ufficiale sul fenomeno complesso delle polveri sottili sia costellata di contraddizioni che la rendono altamente sospetta.
Le varie Agenzie Regionali per l’Ambiente spiegano sui propri siti istituzionali e nelle Relazioni annuali sullo stato dell’Aria, spiegano le fonti di emissione di questo nemico della salute chiamato Particolato (o polveri sottili). Esse menzionano con grande enfasi quelle di origine antropica ovvero il riscaldamento domestico, il traffico veicolare, l’agricoltura ma tralasciano di approfondire le fonti di origine naturale.
L’agenzia
Eccone un saggio qui sotto tratto dal sito Arpav Veneto:
“L’inventario INEMAR redatto da Arpav stima, a livello regionale i seguenti contributi principali alle emissioni primarie di PM10: combustione della biomassa per il riscaldamento domestico (69%), traffico veicolare (13%), agricoltura (4%), altre sorgenti mobili e macchinari (4%). Soprattutto durante gli episodi di accumulo di PM10 si ha formazione di particolato secondario derivato dalla combinazione chimica di composti quali ammoniaca e biossido di azoto e biossido di zolfo. Il settore agricolo è il principale emettitore di ammoniaca, così come il biossido di azoto ha come sorgente principale il traffico. Per tale motivo il contributo di agricoltura e traffico al PM10 misurato è maggiore rispetto alle % sopra indicate ed è quindi necessario intervenire sinergicamente in tutti e tre i settori (traffico, riscaldamento domestico con biomassa e agricoltura). (Leggi la pagina dell’Arpav sugli inquinanti atmosferici qui).
Fra le fonti naturali che annoverano aerosol marino, suolo risollevato e trasportato dal vento, aerosol biogenico, incendi boschivi, emissioni vulcaniche etc, per ARPAE Emilia
“La PMF (una metodica di calcolo del particolato, ndr) indica inoltre un 15% circa di massa di PM10 imputabile ai due fattori di origine naturale: risospensione del suolo e sale marino. Questi fattori sono identificati solo nella frazione grossolana, in quanto composti da particelle con diametro maggiore” (si veda la relazione ARPAE La qualità dell’aria in Emilia Romagna 2023 a pag. 107) .
Perchè ci soffermiamo su questo aspetto? Perchè le multe per la circolazione stradale con una vettura Diesel Euro 5 o Diesel euro 4 e precedenti (o adesso anche per l’utilizzo di stufe a pellet o camini a legna) vengono comminate ai cittadini adducendo come motivazione questa pretesa “verità scientifica”: i PM10 sono originati dalle attività umane (guidare veicoli diesel e riscaldarsi) e per ridurle occorre imporre Restrizioni in questi settori.
A fronte di questi calcoli e decenni di misurazioni sul particolato, l’unico “esperimento” di controllo che abbiamo realmente avuto è stato il Lockdown del 2020, quei 2 mesi di arresti domiciliari collettivi quando tutte le attività si sono fermate (soprattutto in Marzo) e traffico, industria ed esercizi commerciali erano ridotti quasi a Zero, e rimaneva in aria il solo particolato naturale. Finalmente lo abbiamo potuto misurare!
Ebbene, la sorpresa è stata trovare che i valori erano alle stelle, hanno registrato addirittura il record in 2 picchi nel Mese di Marzo, in tutto il Nord Italia. Lo sbigottimento dei tecnici è stato grande. Rimandiamo qui sotto all’articolo del Gazzettino sulle prime ipotesi avanzate da Arpav, a caldo: i PM10 provenivano dal Deserto del Karakorum, al di là del Mar Caspio, sospinti dai venti.
I 185 µg/m3 di PM10 registrati a San Bonifacio il 29 Marzo 2020 erano quindi naturali, e “straniere” per così dire.
Ma allora è chiaro che la componente naturale non può essere una frazione marginale dei valori del PM10, se la soglia limite per determinare gli stati di Allerta è fissata a 50 µg/m3
Noi di Bloccoauto abbiamo immortalato le rilevazioni di quel periodo di quasi tutte le stazioni di rilevamento del Veneto e vi riproponiamo gli screenshot su questa pagina per vederle tutte: clicca qui.
Infatti non è più possibile consultare quei valori sul sito dell’Arpav perchè vengono aggiornati quotidianamente. Qui sotto ecco l’immagine “storica” di San Bonifacio (Vr).
Ci sembra quindi paradossale assistere ancora, dopo 4 anni, alla assurda pretesa efficacia che i Blocchi delle auto di cittadini (peraltro una piccola frazione costituita dalle più datate) abbia una qualche irrisoria incidenza su un fenomeno che si è rivelato essere soprattutto naturale.
Ricordiamocelo quando ascoltiamo gli Assessori all’Ambiente di città e Regioni del Nord Italia magnificare e giustificare i Blocchi Antismog (ovvero una odiosa restrizione della mobilità dei cittadini meno abbienti), con la scusa delle polveri sottili, nel nome della Salute Pubblica.
Vi stanno mentendo.