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Polveri sottili

Le polveri sottili o particolato sono particelle così piccole ed invisibili da superare le normali difese delle vie respiratorie dell'organismo umano, così da causare infiammazioni croniche ed anche tumori. Vengono convenzionalmente distinte in base alla dimensione delle particelle.

Il PM 10 (materiale particolato con dimensione inferiore o uguale a 10 micrometri) a sua volta comprende il più piccolo ed insidioso PM 2,5 che ne costituisce dal 60 al 90% della massa.

Polveri sottili e fonti di emissione

polveri sottili fonti di emissione secondo ARPAE

Secondo le Agenzie Regionali per l'Ambiente le polveri sottili (PM 10 PM 2,5) provengono per un 15% da processi naturali e per l'85% dalle attività umane.

Di queste ultime solo il 30% sono prodotte in maniera diretta, principalmente dalla combustione interna dei motori, con grande incidenza delle motorizzazioni diesel di vecchia concezione, e da quella delle caldaie a biomassa (legna e pellet) per il riscaldamento domestico e commerciale; una quota non insignificante è prodotta anche dall'industria, mentre la parte agricola è appena percepibile.


Sempre secondo questi Enti la gran parte ( 70%) delle polveri sottili, però, si forma successivamente, in maniera indiretta per aggregazione agli ossidi di azoto, ossidi di zolfo, l'ammoniaca e i composti organici volatili, che in origine non sono polveri, ma in un secondo tempo lo diventano.

Gli ossidi di azoto e ossidi di zolfo vanno imputati quasi esclusivamente alle combustioni industriali ed al settore dei trasporti, dove incidono però anche le combustioni di gas metano e biogas; l'ammoniaca è originata quasi interamente dal settore agricolo tramite lo spandimento dei liquami degli allevamenti, mentre i composti organici volatili derivano dalla fabbricazione ed uso dei solventi chimici. Più piccola è la massa del particolato, maggiore sarà il tempo che rimarrà sospesa in aria prima di depositarsi. (FONTE DATI: ARPAE EMILIA ROMAGNA)

I Clamorosi dati del Pm 10 durante il lockdown

La prima ed unica occasione di verifica “sperimentale” delle teorie sulle fonti di inquinamento si è avuta durante i confinamenti a casa di tutti gli italiani, dal 9 Marzo al 13 Maggio 2020, il cosiddetto Lockdown.
In questo periodo incredibile, durante il quale quasi tutta la popolazione era rimasta rinchiusa in casa in una sorta di arresti domiciliari, e tutte le attività produttive (soprattutto nel mese di Marzo) erano state sospese (compreso il traffico veicolare, tutti gli esercizi commerciali eccettuati supermercati e farmacie) i valori dei PM10 avrebbero dovuto tendere allo 0.

Noi di Bloccoauto abbiamo invece fotografato i dati rilasciati dalle centraline ARPAV e ve li pubblichiamo qui di seguito, a futura memoria. In due distinti momenti le concentrazioni di PM10 hanno toccato valori di Record assoluto, come la stazione di San Bonifacio (Vr) col valore di 185 microg/m3 mai raggiunto prima.
Si tratta di una sconfessione totale delle teorie sull'origine antropica delle polveri sottili. Arpav Veneto ha poi predisposto 3 mesi dopo a Giugno 2020 una videoconferenza in cui ha riconosciuto come causa di quei valori le polveri naturali trasportate dai venti del deserto del Karakorum (al di là del Mar Caspio).

Anche se la pagina di Arpav che tratta di questo accadimento non è più consultabile, ne è rimasta traccia su questo rimando dell'università di Bologna (clicca su questo link)

Ecco qui di seguito gli screenshot di quegli incredibili valori pubblicati sul sito di Arpav nelle ultime 2 settimane del Marzo 2020:

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