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13 Agosto 2024

Regioni padane e Ministero invocano la stretta contro auto, riscaldamento e agricoltori


Qualcosa di losco bolle in pentola. Il 22 Marzo scorso c’è stato un incontro a Roma fra il Ministero dell’Ambiente e Sicurezza Energetica (Mase) e le 4 Regioni dell’Accordo di Bacino Padano (Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna, Veneto) per trovare una linea condivisa sulle misure da attuare per il rispetto dei limiti di particolato (pm10) e biossido di azoto (No2) consentiti dalla normativa europea.


Nel silenzio generale, ne vien fuori una nota comune sibillina da inviare alla Commissione europea. E’ la risposta alla messa in mora seguita alla condanna della Corte Europea per superamenti dei valori limite delle concentrazioni di Pm10 nell’aria. Ministero e Regioni ribadiscono formalmente la richiesta dell’attivazione dell’articolo 9 comma 9 della legge 155/2010, ossia “ l’adozione di misure nazionali laddove tutte le possibili misure individuabili dalle Regioni nei propri Piani di qualità dell’aria non siano sufficienti a intervenire su sorgenti di emissione sulle quali le Regioni non hanno competenza amministrativa e legislativa” (vedi i riferimenti dell’incontro qui).
Quali sono le misure adottate fino ad ora? I Blocchi Antismog nelle quattro regioni che sanzionano e vietano la circolazione dei veicoli Diesel da Euro 5 in giù, e Benzina da Euro 2 in giù. Divieto di combustione per riscaldamento con stufe e caminetti datati instaurando un sistema a stelle corrispondenti alle classi ambientali delle auto, nuove normative volte a vietare gradualmente le caldaie a gas, regolamentazione più stringente sugli spandimenti dei liquami agricoli e divieti di barbeque (avete capito bene).

Facciamo un piccolo orrendo passo indietro.

Regioni Padane nel mirino

Una sentenza di fine 2012 della Corte di Giustizia dell’Unione europea ha condannato l’Italia per non aver provveduto, negli anni 2006 e 2007, ad assicurare che le concentrazioni di materiale particolato PM10 rispettassero i valori limite fissati da una sua vecchia direttiva in numerose zone del territorio italiano e la Commissione europea ha avviato due procedure di infrazione nei riguardi dell’Italia per la non corretta applicazione della direttiva 2008/50/CE, in riferimento ai superamenti di lungo periodo dei valori limite del materiale particolato PM10 e del biossido di azoto sul territorio italiano; il tutto partendo dal presupposto indimostrato che i livelli di PM10 e biossidi di azoto dell’aria che respiriamo dipendano in maniera pressochè totale dall’attività umana (fumi da riscaldamento, emissioni dei trasporti, spandimenti dei liquami agricoli e particelle rilasciate dall’uso di solventi chimici).

Poi arriva il lockdown di Marzo e Aprile 2020, e il mondo scopre che i livelli di PM10 non decrescono con l’assenza quasi totale di tutte le attività incriminate. Anzi, nel Nord Italia letteralmente esplodono in 2 picchi di Marzo 2020, facendo registrare dei record assoluti (San Bonifacio palma d’oro con 185 μg/m3 di PM10). L’imbarazzo fra i tecnici delle varie Arpa è palpabile, ed a Giugno dello stesso anno svelano in una diretta dedicata che l’origine di questi valori erano le polveri naturali trasportate dai venti addirittura dal deserto del Karakorum, al di là del Mar Caspio. E le zone interessate sono state molti stati dell’est europa fino all’Italia. (potete vedere gli incredibili screenshot delle rilevazioni Arpav Marzo 2020 nella pagina “le polveri sottili” del nostro sito)

deserto particolato


Ora, come niente fosse, Regioni, Governo ed Unione Europea continuano con la sceneggiata di nuovi e più stringenti limiti nei tre ambiti specificati per salvarci dai PM10 naturali.
Ma qui le Regioni stavolta passano la palla al Governo che si preannuncia di Interessare a livello nazionale i seguenti ministeri: Infrastrutture e Trasporti, Agricoltura, Imprese e Made in Italy , Economia e Finanze oltre al Mase.
Ricordiamo solo “en passant” che l’Accordo di Bacino Padano prevede dal 2025 il blocco di tutti gli Euro 5 Diesel di base (ossia in assenza di sforamento dei limiti), e che quindi nelle giornate di sforamento le misure vengano inasprite colpendo anche altri veicoli.

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