Salvare i diesel Euro 5, per condannare stufe e caldaie domestiche

Che Blocchi avremo in Valpadana ad Ottobre 2025? Nessuno lo sa di preciso ancora ma ormai sappiamo che qualcosa Governo e Regioni faranno per salvare i Diesel Euro 5. Come abbiamo già scritto in precedenza (vedi qui ad esempio) le ipotesi in campo sono sostanzialmente quelle di un rinvio ad Ottobre 2026 oppure introduzione di deroghe specifiche per un uso particolare dell’auto, come la deroga del percorso casa-lavoro (che precluderebbe però di usare l’auto per altri motivi).
Mozione di Regione Lombardia contro il blocco Euro 5
Così dopo l’annuncio del ministro Salvini di introdurre un emendamento al decreto infrastrutture per scongiurare il Blocco dei diesel Euro 5 previsto ad Ottobre 2025 dall’Accordo di Bacino Padano (vedi qui cosa prevede), è stata approvata la mozione presentata in consiglio regionale da Alessandro Corbetta, capogruppo della Lega, contro l’estensione ai veicoli diesel Euro 5 delle limitazioni autunnali della circolazione.

Il testo impegna la Giunta a chiedere al Governo “di procedere con l’approvazione e attuazione del Piano di azione nazionale per il miglioramento della qualità dell’aria, individuando misure di competenza statale che definiscano in tempi brevi” soluzioni alternative al blocco dei veicoli Diesel Euro 5. E sollecita il Governo “ad aprire un dialogo con la Commissione Europea per valutare l’adeguatezza delle tempistiche imposte per il raggiungimento dei livelli di qualità dell’aria”. (vedi la notizia qui).
Si tratta di una mera risoluzione a carattere politico ma che fissa un dietrofront rispetto a tutte le normative approvate continuativamente fino ad oggi dalla Regione Lombarda. L’accordo di Bacino Padano siglato nel 2017 da Roberto Maroni, Luca Zaia, Sergio Chiamparino e Stefano Bonaccini prevedeva proprio questo stop ai diesel Euro 5 che adesso Regione Veneto, Lombardia e Piemonte dicono a parole di voler scongiurare.
Nuove indiscrezioni sul provvedimento di Salvini
Nell’aria ci sarebbe una proroga del blocco, a favore della quale ieri si è espresso anche il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia in una nota congiunta con gli omologhi Alberto Cirio (Piemonte) e Attilio Fontana (Lombardia). «Una misura di buon senso, che non nega l’urgenza della lotta all’inquinamento».
L’obiettivo è chiaramente quello di scongiurare il blocco delle auto diesel Euro 5 almeno per un altro anno, offrendo la possibilità alle Regioni di evitarlo anche successivamente. Da una parte si vuole quindi tutelare le famiglie che sarebbero molto penalizzate e dall’altra preservare comunque l’indipendenza delle Regioni.
Insomma, con l’emendamento si vuole arrivare a posticipare il tutto al 31 ottobre 2026, con la possibilità da parte delle Regioni interessate di anticipare o ritardare ulteriormente lo stop. Tuttavia, un eventuale ritardo nell’introduzione del blocco delle auto diesel Euro 5, dovrà essere accompagnato da misure compensative di tutela dell’ambiente come per esempio l’efficientamento energetico degli edifici o l’incremento del verde pubblico. Questo, in sintesi, prevede il testo dell’emendamento della Lega. (vedi la notizia qui)
Nei PRTRA delle regioni c’è l’attacco a caldaie e stufe
E dunque se non si colpisce i cittadini possessori di Diesel Euro 5 i Governatori dovranno colpire i cittadini che possiedono stufe a biomasse e caldaie a gas. Già perchè nei Piani Regionali di Tutela e Risanamento dell’Atmosfera (PRTRA) sono presenti queste dolci novità per gli abitanti di Veneto, Lombardia, Emilia Romagna e Piemonte, oltre a previsioni di istituzioni di ZTL a pagamento (sul modello Milano) per scoraggiare gli ingressi in città con l’auto privata.
Il PRTRA della Regione Veneto è stato aggiornato ad Aprile 2025, poco prima che Salvini annunciasse l’impegno del Governo per “fare qualcosa” a favore dei Diesel Euro 5.
E cosa prevede questo Piano approvato da Regione Veneto, in linea con quelli delle altre 3 Regioni Padane? Ecco alcuni punti
- Divieto di installazione di stufe a biomasse inferiori a 4 stelle (attualmente è 3)
- Obbligo di utilizzo di pellet certificato A1
- Costituzione di un Catasto CIRCE degli impianti
- Introduzione di obblighi per la manutenzione degli impianti a biomassa (pellet e legna) e della pulizia della canna fumaria
- Introduzione di un contributo (tassa) per le attività di accertamento sugli impianti termici delle abitazioni…. (ma l’elenco è molto più lungo…)
Oltre alla continuazione dei soliti odiosi divieti ai falò tradizionali, e ai barbeque privati. Era insomma tutto già pronto, una caterva di tasse e imposizioni sui riscaldamenti più economici nelle regioni del Nord Italia dove il freddo in inverno picchia duro. Avevano solo bisogno di una scusa per annunciarlo ed eccola qua: In cambio del Diesel Euro 5 (per un anno o forse 2) vi bastoniamo sul riscaldamento.
La motivazione ufficiale come abbiamo letto dai comunicati è quella di compensare le emissioni dei Diesel Euro5 “lasciati” (bontà loro) circolare, con restrizioni sulle emissioni del riscaldamento domestico.
La realtà invece è quella che abbiamo documentato durante il lockdown del 2020, e che Arpav ha ammesso nel Luglio di quell’anno di fronte a quei scandalosi dati (guarda qui i clamorosi dati sui pm10 del Marzo 2020): le polveri naturali sono preponderanti nei fenomeni di accumulo.

Limitare le attività antropiche (traffico veicolare, riscaldamento, spandimenti agricoli) non produce alcun riscontro apprezzabile sui livelli di Pm10 o Pm 2,5 presente nell’aria.